Donnerstag, 23. November 2023 09:27

DVN - PM Speicherbecken im Kalterer Wald CS Bacino nei boschi di Caldaro

Speicherbecken im Kalterer Wald:
Fehlende Rücksicht auf Umwelt, Landschaft und Bürger

Das Projekt eines Speicherbeckens im Kalterer Wald nimmt keinerlei Rücksicht auf Umwelt und Landschaft. Deshalb spricht sich der Dachverband für Natur- und Umweltschutz gegen die Verwirklichung des Beckens aus, und zwar auch mit Verweis auf die problematischen Besitzverhältnisse. Nicht zuletzt kommen der größten Umweltorganisation im Land im Planungsprozess auch Information, Transparenz und Bürgerbeteiligung zu kurz.(testo ital. sottostante)

Die Eile, das Großprojekt im Kalterer Wald durchzudrücken, sei wohl auf die mögliche Finanzierung über Gelder aus dem staatlichen Aufbaufonds PNRR zurückzuführen, heißt es aus dem Dachverband für Natur- und Umweltschutz. „Leider hatte man bei der Ausarbeitung des Projekts nur die Bedürfnisse der Landwirtschaft vor Augen, ohne auf ökologische, landschaftliche und besitzrechtliche Aspekte Rücksicht zu nehmen“, erklärt Josef Oberhofer, Präsident des Dachverbandes.

Aus ökologischer und landschaftlicher Sicht stellt sich der Dachverband vor allem die Frage, ob es angemessen und mit Blick auf die Nachhaltigkeit zu verantworten sei, zwölf Hektar Wald einem Speicherbecken zu opfern. „Und ob es überhaupt möglich ist, die Hälfte dieser Fläche wieder zu bewalden, wie im Projekt vorgesehen ist, ist fraglich“, so Oberhofer. Grundsätzlich seien Waldrodungen in Zeiten des akuten Klimawandels abzulehnen. Und auch über den Bedarf der Landwirtschaft an öffentlichem Gut sei zu diskutieren. „Wir sind der Meinung, dass die Landwirtschaft ihre Infrastruktur auf den dafür vorgesehenen Flächen verwirklichen muss, also im landwirtschaftlichen Grün“, erklärt Oberhofer.

Zweifel hat der Dachverband zudem am Nutzen des Speicherbeckens, das mit Verweis auf die Notwendigkeit für Zivilschutzzwecke gerechtfertigt wird. „Die Frage ist, ob die vorhandenen Löschwasserteiche in Kaltern nicht ausreichen und es wirklich noch einen weiteren Speicher mit einem Fassungsvermögen von 15.000 Kubikmetern braucht“, so der Präsident des Dachverbandes. Ebenfalls fraglich sei, wie das Wasser aus dem Speicher in den Siedlungsraum gelangen soll bzw. von dort in den Speicher. „Und nicht zuletzt fehlt uns die Antwort auf die Frage, welchen Einfluss das Speicherprojekt auf die Trinkwasserversorgung der Gemeinde hat“, erklärt Oberhofer.

Sauer stößt dem Dachverband auch auf, dass es rund um das Speicherprojekt an jeglicher Transparenz und Bürgerbeteiligung fehle. „Bei einem Projekt dieser Größenordnung wäre eine öffentliche Entscheidungsfindung nicht nur wünschenswert, sondern notwendig, auch weil man darin Fragen zu Standort, Größe und eventuellen Alternativen klären könnte“, so der Präsident des Dachverbands. „Aber offensichtlich wollte man diesen – mitunter unbequemen – Fragen in Kaltern aus dem Weg gehen.“

Die Bürgerbeteiligung sei bei diesem Projekt überdies noch aus einem weiteren Grund unumgänglich: Schließlich ist die Gemeinde Kaltern nicht Eigentümerin der notwendigen Flächen. Diese sind vielmehr mit bürgerlichen Nutzungsrechten belegt. „Diese Rechte stehen allen Bürgerinnen und Bürgern zu, die Gemeinde nimmt für solche Flächen nur eine ähnliche Rolle ein wie ein Kondominiumsverwalter – mehr nicht“, so Oberhofer.

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Bacino artificiale nel bosco di Caldaro:
del tutto trascurati l’ambiente, il paesaggio e i cittadini

Il progetto di costruzione di un bacino artificiale nel bosco di Caldaro non tiene in debita considerazione l'ambiente e il paesaggio. Per questo motivo la Federazione Ambientalisti Alto Adige è contraria alla realizzazione dell’invaso, anche alla luce dell’assetto proprietario problematico. Non da ultimo, la più grande organizzazione ambientalista della provincia ritiene che nel processo di pianificazione anche l'informazione, la trasparenza e la partecipazione pubblica siano state trascurate.

Secondo la Federazione Ambientalisti Alto Adige la fretta di far passare il grande progetto nel bosco di Caldaro è dovuta con tutta probabilità alla possibilità di finanziare l’opera con i fondi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). "Purtroppo, nello sviluppo del progetto sono state considerate solo le esigenze dell'agricoltura, senza tenere conto degli aspetti ecologici, paesaggistici e dei diritti di proprietà", spiega Josef Oberhofer, presidente della Federazione.

Dal punto di vista ecologico e paesaggistico, la Federazione si chiede soprattutto se sia giustificabile e sostenibile sacrificare dodici ettari di bosco per un bacino di accumulo. "In aggiunta, è dubbia la possibilità di riforestare la metà di questa area come previsto dal progetto", sostiene Oberhofer. In tempi di cambiamenti climatici sempre più acuti, bisognerebbe respingere il disboscamento come linea di principio. E si dovrebbe anche mettere in discussione il bisogno dell'agricoltura di utilizzare beni pubblici. "Siamo dell'idea che l'agricoltura debba realizzare le proprie infrastrutture nelle aree destinate a questo scopo, ovvero su terreni agricoli", spiega Oberhofer.

La Federazione ha dubbi anche sull’effettiva utilità del bacino, che viene giustificato con la necessità per scopi di protezione civile. "La domanda è se i bacini antincendio già presenti a Caldaro non siano sufficienti e se sia davvero necessario un altro invaso con una capacità di 15.000 metri cubi", afferma il presidente della Federazione. Resta inoltre da capire come verrà collegato il bacino all'area dell'insediamento. "Infine, ma non per questo meno importante, non abbiamo una risposta alla domanda sull'impatto che il progetto dell’invaso avrà sull'approvvigionamento di acqua potabile del Comune", aggiunge Oberhofer.

A preoccupare la Federazione è anche la mancanza di trasparenza e di partecipazione pubblica al progetto di accumulo. "Per un progetto di questa portata è auspicabile e necessario un processo decisionale pubblico, che permetterebbe anche di chiarire le questioni relative all'ubicazione, alle dimensioni e alle possibili alternative", afferma il presidente della Federazione. "A Caldaro, però, si è voluto evitare queste domande, che a volte possono risultare scomode".

C'è poi un'altra ragione per cui la partecipazione pubblica è essenziale in questo progetto: il Comune di Caldaro non possiede i terreni necessari. Le aree interessate sono invece soggette a diritti di uso civico. "Questi diritti spettano a tutti i cittadini, dunque in queste aree il Comune agisce solo come una sorta di amministratore condominiale, niente di più", conclude Oberhofer.