Hierzu wenige Hinweise:
1. Südtirols Nächtigungen sind 2009 bis 2019 von 28,08 auf 33,68 Mio. gewachsen, also um knapp 20%. Die Zahl der gastgewerblichen und nicht gastgewerblichen Betten hält Ende 2021 bei über 229.000. Die verkürzte Aufenthaltsdauer der Gäste macht sich in einer zunehmenden Verkehrslawine bemerkbar. Sie ist im Pustertal und anderen Südtiroler Gemeinden nicht der Straßenführung zuzuschreiben, sondern dem neben dem einheimischen Aufkommen überbordenden Individualtourismus.
2. Das LTEK sieht zwar eine Bettenobergrenze vor, bereits genehmigte Projekte können aber trotzdem realisiert werden, was Tausende weiterer Betten entspricht. Bei Betriebsauflösungen, die relativ häufig sind, werden frei werdende Betten strukturschwachen Gebieten zugewiesen. Das LTEK sieht also flexible Grenzen vor, ist aber von einem „Bettenstopp“ weit entfernt.
3. Die Kritiker des LTEKs verschwenden kein Wort auf die Notwendigkeit, den Tourismus Südtirols endlich klimagerecht und ressourcenschonend zu gestalten. Tourismus ist laut EURAC-Studie für ca. 18% der CO-2-Emissionen verantwortlich, die Emissionen pro Gast sind bei weitem zu hoch. Der Wasserverbrauch sprengt oft jede Vorstellung, nicht nur in Tourismushochburgen wie Kastelruth oder Hafling generiert Tourismus akuten Wassermangel.
4. Der Landschaftsverbrauch durch Hotelneubauten ist den Bürgermeistern leider keine Zeile Wert, obwohl die touristische Zersiedlung an vielen Stellen Südtirols Grundlagen, Natur und Landschaft angreift.
5. Wir erwarten von den Bürgermeistern, die nicht nur das Gastgewerbe, sondern alle Bürger*innen vertreten, eine eingehende Diskussion über Folgen und Möglichkeiten der Eindämmung des bis 2019 heiß gelaufenen Tourismus. Der Tunnelblick auf einen vermeintlichen Bettenstopp verdeckt das Kernproblem von Südtirols Tourismus – die notwendige Eindämmung. Sie ist im Hinblick auf Landschaft und Natur, auf das Klima, auf die Lebensqualität der Südtiroler*innen und nicht zuletzt aufgrund der fehlenden Arbeitskräfte ein Gebot der Zukunft.
Ohne breiten Diskussionsansatz, den das LTEK zumindest versucht, greifen Vorstöße wie jene der Bürgermeister viel zu kurz.
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Comunicato stampa comune del Heimatpflegeverband e della Federazione Protezionisti Sudtirolesi sul Concetto provinciale per lo sviluppo del turismo
Concetto provinciale per lo sviluppo del turismo: il rigido no dei sindaci della Val Pusteria non riconosce la gravità della situazione
In una lettera aperta alla Giunta provinciale e all'assessore provinciale al turismo Schuler, i sindaci della Val Pusteria hanno espresso il loro disappunto nei confronti del piano provinciale per lo sviluppo turistico (PPST), emanato nel dicembre scorso. A loro parere il piano limita troppo lo sviluppo delle imprese, soprattutto delle piccole imprese familiari e riserva poco spazio d’azione alle zone scarsamente sviluppate.
Inoltre i sindaci sostengono di essere stati informati troppo tardi sul concetto, emanato due mesi fa. Trascurando il fatto che il piano provinciale per lo sviluppo turistico non ha ancora alcuna disposizione di attuazione e quindi è ancora senza un concreto effetto vincolante, i sindaci della Pusteria e altri critici del PPST non riconoscono purtroppo la necessità di un controllo e di un contenimento dello sviluppo turistico.
Alcune osservazioni a riguardo:
1) I pernottamenti in Alto Adige sono cresciuti da 28,08 a 33,68 milioni dal 2009 al 2019, pari a quasi il 20%. Il numero di posti letto alberghieri ed extra-alberghieri a fine del 2021 supera le 229.000 unità. Il calo della durata media del soggiorno degli ospiti si manifesta chiaramente nell'aumento del traffico. In Val Pusteria e in altri comuni dell'Alto Adige, questo aumento non è imputabile al sistema stradale, ma all'eccesso di turismo individuale, che si aggiunge al traffico interno.
2) Sebbene il PPST preveda un limite massimo di posti letto per l’Alto Adige, i progetti già approvati possono essere ancora realizzati, il che corrisponde a migliaia di posti letto aggiuntivi. In caso di cessazioni di attività, che avvengono con relativa frequenza, il numero di letti che si rende disponibile dalla cessazione viene assegnato a zone strutturalmente deboli. Il PPST prevede quindi dei limiti flessibili, ma si è ancora lontani da un vero e proprio stop dei letti.
3) I critici del PPST non spendono una sola parola sulla necessità di rendere il turismo altoatesino finalmente rispettoso del clima e delle risorse naturali. Secondo uno studio dell'EURAC, il turismo è causa di circa il 18% delle emissioni di CO2 e le emissioni per ospite sono estremamente elevate. Per non parlare del consumo idrico, che supera spesso ogni immaginazione. Non solo nei centri turisticamente molto sviluppati come Castelrotto o Avelengo, il turismo genera gravi carenze d'acqua.
4) Il consumo in termini di paesaggio dato dalla costruzione di nuovi alberghi non merita per i sindaci purtroppo nemmeno una citazione, nonostante l’espansione urbano-turistica stia attaccando in molte località dell'Alto Adige natura e paesaggio in maniera irreparabile.
5) Ci aspettiamo dai sindaci, che rappresentano non solo il settore alberghiero, ma bensì tutti i cittadini, un dibattito approfondito sulle conseguenze e sulle possibilità di contenimento del turismo, sviluppatosi vertiginosamente negli ultimi anni. Una visione concentrata solo sul presunto stop per i posti letto trascura il punto cruciale del turismo altoatesino, ossia la necessità di contenimento. Un contenimento necessario che va visto tenendo conto del paesaggio e dell'ambiente, del clima, della qualità della vita degli altoatesini e non per ultimo della mancanza di personale.
Come il piano provinciale per lo sviluppo turistico sta cercando di impostare, è necessaria un'ampia discussione sull’argomento, che non si focalizzi solamente sul mero limite massimo dei letti, ma tratti tutti i punti cruciali che il turismo coinvolge.