Der Landesplan für Steinbrüche, Gruben und Torfstiche ist 2015 abgelaufen. Seitdem hat die Landesregierung nichts unternommen, ein vorausschauendes Konzept zu verabschieden. Damit gibt es in Südtirol kein koordiniertes und am Bedarf orientiertes Vorgehen zum Abbau von Schotter, Torf etc. Ohne landesweiten Plan ist auch keine Bewertung möglich, wo in Südtirol wie viel Schotter abgebaut werden darf, damit die Bevölkerung nicht durch Lärm und Staub belastet wird, und wo der Abbau möglichst umweltverträglich und landschaftsschonend erfolgen kann. Ohne Plan fehlt schließlich der Überblick, wie viel Schotter anderweitig gewonnen wird, zum Beispiel durch den Bau von Straßen- und Eisenbahntunnels wie am Meraner Küchelberg oder am Brennerbasistunnel.
Die Folge: Es fehlt eine plausible Erhebung des Bedarfs von Seiten des Landes. Die Unternehmen erarbeiten daher einzeln Projekte, reichen diese beim Land ein und diese werden einzeln, meist unabhängig voneinander überprüft und fallweise genehmigt. Die lokalen Notwendigkeiten werden nicht berücksichtigt und jedes Unternehmen versucht seine Schäfchen ins Trockene zu bringen. Allein im Jahr 2021, trotz Pandemie, wurden von der Südtiroler Landesverwaltung 17 Projekte zum Abbau von Schotter, Steinbrüchen und Torf überprüft. Aktuell laufen weitere zwei öffentliche Screening-Verfahren zur Feststellung der Umweltverträglichkeitspflicht: In Völs am Schlern soll die Schottergrube Pardeller zu 91.000 m3 Abbaumenge eröffnet werden. Auf einer zwei Hektar großen Fläche soll hingegen eine Schottergrube in Mittewald in der Gemeinde Franzensfeste eröffnet und insgesamt 160.000 m3 Material entnommen werden. Ein weiteres Projekt ist im Vinschgau in der Pipeline: Der Verwaltungsrat der Eigenverwaltung der bürgerlichen Nutzungsrechte der Fraktion Langtaufers hat im Jahr 2020 einen Grundsatzbeschluss gefasst zur Eröffnung der Schottergrube „Poschen“ (Rieglwald). Dort soll gleich doppelt so viel Schotter wie in Franzensfeste abgebaut werden.
Der Dachverband für Natur- und Umweltschutz fordert daher die Landesregierung auf, zum einen den 2015 abgelaufenen Landesplan für Steinbrüche, Gruben und Torfstiche endlich zu überarbeiten und zum anderen zwei Landesgesetze (Nr. 7 von 2003 und Nr. 9 von 2008) dahingehend abzuändern, dass nur auf den im Landesplan für Steinbrüche, Gruben und Torfstiche festgelegten Flächen Material abgebaut werden darf. Der Plan muss die aus Sicht von Klima, Artenvielfalt und Landschaft besten Standorte bestimmen. Ebenso braucht es klare Regeln zum Schutz der Bevölkerung vor Lärm und Staub. Der Dachverband teilt schließlich die Auffassung der Volksanwältin, die 2020 anmahnte, dass die Einbindung der betroffenen Gemeinden und der betroffenen Bevölkerung in solchen Projekten von Anfang an zwingend vorgesehen werden muss.
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Comunicato stampa della Federazione Protezionisti Sudtirolesi sulla crescita incontrollata dell'estrazione di ghiaia
Dov'è il Piano provinciale delle cave?
Le cave di ghiaia stanno attualmente spuntando come funghi in Alto Adige – ma in modo scoordinato e senza un controllo di sostenibilità climatica. Per esempio, l'Agenzia provinciale per l'ambiente e la tutela del clima ha due progetti per l'apertura di cave di ghiaia: uno a Novale di Fiè e uno a Mezzaselva nel comune di Fortezza. E anche a Vallelunga, vicino a Curon Venosta, stanno per arrivare gli escavatori. La più grande organizzazione ambientalista dell'Alto Adige chiede quindi alla Giunta Provinciale di tirare finalmente fuori dal cassetto il Piano provinciale per miniere, cave e scavi di torba.
Il Piano provinciale delle cave e delle torbiere è scaduto nel 2015. Da allora, la Giunta Provinciale non ha fatto nulla per adottare una strategia lungimirante. Ciò significa che in Alto Adige non esiste un approccio coordinato e orientato alla domanda per l'estrazione di ghiaia, torba ecc. Senza un piano a livello provinciale, non è nemmeno possibile valutare dove in Alto Adige si può estrarre la ghiaia in modo che la popolazione non sia gravata dal rumore e dalla polvere, e dove l'estrazione può essere effettuata in modo il più possibile compatibile con l'ambiente e sostenibile per il paesaggio. Senza un piano, non ci sono neanche linee guida generalmente valide sui tempi di sfruttamento di una cava, sui quantitativi di ghiaia che possono essere estratti. Infine, senza un piano non c'è una visione d'insieme di quanta ghiaia viene estratta altrove, per esempio attraverso la costruzione di gallerie stradali e ferroviarie come al Monte San Benedetto a Merano o al Brennero.
Di conseguenza, non c'è un'indagine plausibile dei fabbisogni da parte della provincia. Le imprese elaborano quindi i progetti individualmente, li presentano alla provincia e questi vengono controllati individualmente, di solito indipendentemente l'uno dall'altro, e approvati caso per caso. I fabbisogni locali non sono presi in considerazione e ogni azienda cerca di fare i propri interessi. Nel solo anno 2021, nonostante la pandemia, l'amministrazione provinciale altoatesina ha esaminato 17 progetti per l'estrazione di ghiaia, cave e torba. Attualmente sono in corso due procedure di screening pubblico per determinare se vi sia l’obbligo di valutazione di impatto ambientale: a Fié allo Sciliar, la cava di ghiaia Pardeller con 91.000 m3 di volume di estrazione sta per essere aperta. D'altra parte, una cava di ghiaia a Mezzaselva nel comune di Fortezza sarà aperta su una superficie di due ettari e sarà estratto un totale di 160.000 m3 di materiale. Un altro progetto è in cantiere in Val Venosta: Il consiglio d’Amministrazione Sep. B.U.C. Valle Lunga della frazione di Vallelunga ha preso una decisione di principio per aprire la cava di ghiaia "Poschen" (Rieglwald) nel 2020. Lì si deve estrarre il doppio della ghiaia rispetto a Fortezza.
La Federazione Protezionisti Sudtirolesi chiede quindi alla Giunta Provinciale, da un lato, di rivedere finalmente il Piano provinciale delle cave e delle torbiere, scaduto nel 2015, e, dall'altro, di modificare due leggi provinciali (n. 7 del 2003 e n. 9 del 2008) in modo che il materiale possa essere estratto solo dalle aree specificate nel Piano provinciale delle cave e delle torbiere. Il piano deve identificare i migliori siti dal punto di vista del clima, della biodiversità e del paesaggio. Allo stesso modo, sono necessarie regole chiare per proteggere la popolazione dal rumore e dalla polvere. Infine, condivide l'opinione della Difensora civica dell’Alto Adige, che ha avvertito nel 2020 che il coinvolgimento delle comunità colpite e della popolazione interessata in tali progetti deve essere reso obbligatorio fin dall'inizio.