Das Omnibus-Gesetz zielt darauf ab, im Artikel 17 (Absatz 4) des neuen Landesgesetzes für Raum und Landschaft zwei fast identische Wörter auszutauschen. Ersetzt wird „im Landschaftsplan“ durch die Formulierung „in der Landschaftsplanung“. Die Begründung im Begleittext lautet, dass die Landesregierung das Südtirol weite Landschaftsleitbild stärken wolle und darin auch Aussagen zum Bodenverbrauch treffen will. Der Teufel steckt bekanntlich im Detail.
Artikel 17 regelt das Bauen in den Natur- und Agrarflächen, also außerhalb der Dörfer und Städte auf Wiesen oder Almen. De facto und de jure besteht dort ein Bauverbot – außer anderslautender Bestimmungen im Gesetz selbst oder in den Landschaftsplänen. Da die Abänderung aller Landschaftspläne unter Einbeziehung der jeweils betroffenen Gemeinden sehr aufwändig ist, greift die Landesregierung über das Landschaftsleitbild nun zum Plan B. „Das im Jahr 2002 genehmigte Landschaftsleitbild lässt sich mit einem einfachen Beschluss der Landesregierung abändern, ohne dabei in Dialog mit den betroffenen Gemeinden treten zu müssen. Auf der Strecke drohen die Landschaft und die gemeindeeigenen Pläne zu bleiben sowie das Engagement vor Ort für den Schutz der Landschaft und der von der Landespolitik geprägte Grundsatz innen flexibel, außen penibel“, so Madeleine Rohrer, Geschäftsführerin des Dachverbands.
Flächenfraß und Bauernschläue
Das neue Landesgesetz hatte das Bauen im landwirtschaftlichen Grün äußerst großzügig geregelt und – entgegen den ursprünglich gesteckten Zielen – und im Vergleich zur vorherigen Regelung noch weiter ausgebaut. Wohngebäude im Landwirtschaftsgebiet, die mindestens 300 Kubikmeter groß sind, können auf 1.000 Kubikmeter aufgestockt werden. Wohngebäude an Hofstellen dürfen auf 1.500 Kubikmeter Wohnvolumen (früher 1.000 m³) vergrößern, was in etwa dem Volumen von drei Einfamilienhäusern im geförderten Wohnbau entspricht. Zwar hatte die Landespolitik immer wieder betont, dass diese großzügigen Baurechte im Landwirtschaftsgebiet ein „all inclusive“ sein würden. Schließlich wolle man die Zersiedelung stoppen, den Flächenfraß und die Ausgaben für die öffentliche Hand für die Erschließung. Weitere Baurechte aber folgten. Zudem wird aktuell über einen neuen Kubaturbonus diskutiert. Die Landesregierung hatte sich noch im Herbst 2021 darauf geeinigt, diese zusätzlichen Baurechte nur mehr in Wohnbauzonen gewährleisten zu wollen. Jetzt sollen über die Landschaftsplanung weitere Baurechte auf Natur- und Agrarflächen geschaffen werden, zum Beispiel die Möglichkeit gastgewerbliche Betriebe auch im Grünen quantitativ zu erweitern oder unterirdische Räume unter Almhütten zu bauen.
Neuer Landschaftsplan – warum auch?
Südtirols Gemeinden müssen mit dem Gemeindeentwicklungsprogramm erstmals eine ganzheitliche Planung erarbeiten. Das erfordert viel Zeit und Ressourcen, politisches Rückgrat und Weitblick. Es ist eine mühsame, große und außerordentlich wichtige Aufgabe. Sind die Gemeindeentwicklungsprogramm gut gemacht, bieten sie Antworten auf leistbares Wohnen, sozialverträgliche Mobilität und Anpassung an die Folgen des Klimawandels wie Naturgefahren. Im Zuge der Ausarbeitung des Gemeindeentwicklungsprogramms müssten auch die Landschaftspläne überarbeitet werden. Das heißt: Die Gemeinden müssen über jene Wiesen, Hügel und Bäume diskutieren, die landschaftlich besonders wertvoll sind und damit für die Kindeskinder erhalten werden müssen. Oftmals ein heißes Eisen, geht es um Grundbesitz und Privateigentum. „Werden Baurechte für die Natur- und Agrarflächen bereits im Landschaftsleitbild vergeben, besteht bei den meisten Gemeinden wohl kaum ein Interesse das Schutzinstrument Landschaftsplan anzugehen“, so Josef Oberhofer, Vorsitzender Südtirols größter Umweltorganisation.
Die Landesregierung hatte 2002 ins Vorwort des Landschaftsleitbild geschrieben: „Wenn wir immer nur den unmittelbaren Nutzen unserer Wirtschaftsaktivitäten im Auge behalten und dabei Natur und Landschaft unwiederbringlich zerstören, handeln wir kurzsichtig und berauben uns unserer eigenen Ressourcen. Voraussetzung ist deshalb, dass wir die Schönheit unseres Landes bewahren“.
Treffender könnte man es heute nicht formulieren. Der Ball liegt jetzt beim Landtag.
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Comunicato stampa della Federazione Protezionisti Sudtirolesi sulla legge omnibus
Consiglio provinciale, proteggi il nostro paesaggio!
Il disegno di legge Omnibus, che il Consiglio provinciale altoatesino esaminerà alla fine del mese, dovrebbe aprire la strada per il blocco dei posti letto. Di conseguenza, la discussione su come attuare praticamente il poter porre un limite massimo per i letti degli ospiti è stata al centro dell’interesse per settimane. Ciò che è passato inosservato è che la legge Omnibus si occupa anche dei piani paesaggistici dei comuni. E, contemporaneamente, di un ammorbidimento della protezione del paesaggio così speciale, dell'Alto Adige. Il Consiglio provinciale può ancora tornare sui propri passi.
La legge Omnibus mira a sostituire due parole quasi identiche nell'articolo 17 (comma 4) della nuova legge provinciale sulla pianificazione territoriale e sul paesaggio. Sostituisce l'espressione "piano paesaggistico" con "pianificazione paesaggistica". La giustificazione nel testo di accompagnamento è che la Giunta provinciale vuole rafforzare le cosiddette “linee guida per il paesaggio” dell'Alto Adige e utilizzarle come strumento di pianificazione paesaggistica. Come è noto, il diavolo si nasconde nei dettagli.
L'articolo 17 regolamenta l'edificazione nelle aree naturali e agricole, cioè fuori dai paesi e dalle città, su prati o pascoli alpini. Di fatto e per legge vi è un divieto di costruzione, a meno che non sia previsto dalla legge urbanistica o dai piani paesaggistici. Poiché la modifica di tutti i piani paesaggistici che coinvolgono i rispettivi comuni interessati richiede molto tempo, la Giunta provinciale ricorre ora, attraverso le “linee guida per il paesaggio” al piano B. “Le linee guida per il paesaggio approvate nel 2002 possono essere modificate con una semplice decisione della Giunta provinciale senza dover avviare un dialogo con i comuni interessati. Rischiano così di andare perduti il paesaggio, i piani paesaggistici comunali, l'impegno locale per la tutela del paesaggio e il principio "flessibile dentro, meticoloso fuori", ovvero la volontà di proteggere il territorio fuori da paesi e città, plasmato dalla politica provinciale”, afferma Madeleine Rohrer, direttrice della Federazione.
Consumo di suolo e furbizia contadina
La nuova legge urbanistica aveva regolamentato l'edificazione nelle aree verdi agricole in modo estremamente generoso e, contrariamente agli obiettivi originariamente prefissati, è stata ancora più generosa rispetto alla normativa precedente. Gli edifici residenziali in aree agricole che hanno una dimensione minima di 300 metri cubi possono essere aumentati fino a 1.000 metri cubi. Gli edifici residenziali nei siti agricoli possono aumentare fino a 1.500 metri cubi di volume abitabile (in precedenza 1.000 m³), che equivale all'incirca al volume di tre case unifamiliari in edilizia sovvenzionata. È vero che la politica provinciale ha ripetutamente sottolineato che questi generosi diritti di costruzione nella zona agricola sarebbero stati "all inclusive", poiché si voleva fermare la dispersione urbana, ridurre il consumo di suolo e il dispendio di denaro pubblico per i relativi servizi. Sono stati concessi, invece nuovi diritti di edificazione.
Si sta discutendo, inoltre, di un nuovo bonus di cubatura. Già nell'autunno del 2021, la Giunta provinciale aveva accettato di garantire questi diritti di costruzione aggiuntivi solo nelle zone residenziali. Ora, attraverso la pianificazione paesaggistica, verranno creati ulteriori diritti di edificazione su aree naturali e agricole, ad esempio la possibilità di espandere quantitativamente gli esercizi di ristorazione anche nel verde o di costruire locali sotterranei sotto le malghe alpine.
Perché fare un nuovo piano paesaggistico?
Per la prima volta, i comuni dell'Alto Adige devono sviluppare un Programma di Sviluppo Comunale, ovvero una pianificazione a tutto tondo. Ciò richiede molto tempo e risorse, molte energie e lungimiranza. È un compito arduo, grande e straordinariamente importante. Se i programmi di sviluppo della comunità sono fatti bene, offrono risposte per alloggi a prezzi accessibili, per una mobilità socialmente accettabile e per l'adattamento alle conseguenze dei cambiamenti climatici, come i rischi naturali.
Nel corso della preparazione del programma di sviluppo comunale, anche i piani paesaggistici dovranno essere rivisti. Ciò significa che i Comuni devono discutere di quei prati, colline e alberi che hanno un particolare valore paesaggistico e che quindi devono essere preservati per i figli dei loro figli. Ciò si rivela essere, spesso, una patata bollente se la discussione riguarda il possesso di terreni e della proprietà privata. “Se i diritti edificatori per le aree naturali e agricole sono già concessi nelle linee guida per la natura e il paesaggio, probabilmente la maggior parte dei comuni non è interessata ad aggiornare i propri piani paesaggistici come strumento di protezione”, afferma il presidente Josef Oberhofer.
Nel 2002, nella prefazione delle Linee guida natura e paesaggio la giunta provinciale scriveva: "Se continueremo a seguire l’ottica dell’immediato profitto delle nostre attività economiche, distruggendo così irrimediabilmente la natura ed il paesaggio, il nostro atteggiamento miope ci sottrarrà le nostre stesse risorse. Presupposto fondamentale sarà dunque quello di conservare il fascino della nostra terra. ".
Oggi non potrebbe essere detto in modo più appropriato. La palla passa ora al Consiglio provinciale.