Es ist auch ein Erfolg der Umweltorganisationen, dass die Landesregierung mit dem ersten Teil des Klimaplans die Klimaneutralität von Südtirol bis 2040 beschlossen hat. Klimaneutralität bedeutet, dass in Südtirol in 18 Jahren dann nicht mehr klimaschädliche Gase ausgestoßen werden, als naturbelassene Gebiete, Wälder, Moore und Gewässer aufnehmen können. „Auch ist die Landesregierung den Forderungen der Umweltorganisationen dahingehend nachgekommen, dass die Landwirtschaft, die immerhin für 17 Prozent der Emissionen verantwortlich ist, ebenfalls in den Klimaplan aufgenommen wird, und dass kein neuer Abbau von Torf genehmigt wird“, so Josef Oberhofer, Präsident des Dachverbands für Natur- und Umweltschutz. Es bleibt jedoch nach wie vor unklar, wie die heutige Landesregierung die Klimaneutralität erreichen will und wird. „Wir fordern daher, dass der zweite Teil des Klimaplans bzw. die konkreten Maßnahmen noch in diesem Jahr vorgelegt werden“.
Diese Forderung ist für den Dachverband im Wesentlichen damit begründet, dass im zweiten Teil des Klimaplans die politisch brisanten Maßnahmen für die Erreichung des selbst gesetzten Ziele festgehalten werden sollen. Diese müssen in jedem Fall noch in diesem Jahr vorlegt werden, weil je mehr Zeit verstreicht, umso teurer und konflikthafter wird der Klimaschutz – und umso schwerer tut sich die Politik mit der Umsetzung der dringend notwendigen Maßnahmen. So geschehen bereits beim Bettenstopp, wo einige Interessensvertretungen weniger auf Klimaschutz und mehr auf den maximalen ökonomischen Profit bedacht waren. Aber auch die bereits definierten Maßnahmen werden nach hinten geschoben. Im Entwurf des Plans (September 2021) hieß es noch, dass der Einbau von Ölheizungen bei Neubauten ab heuer untersagt ist. Jetzt wird diese Maßnahme auf 2023 verschoben, wenngleich sich die Landesregierung das richtige Ziel setzt, den „Verbrauch von Öl und Gas für Heizzwecke“ in den nächsten acht Jahren um 60 Prozent zu verringern. Eigentlich wollte die Landesregierung auch noch innerhalb dieses Jahres ein Bewertungssystem einführen, damit die Auswirkungen von Gesetzes- und Beschlussvorlagen auf das Klima im groben Rahmen abgeschätzt werden können. Im genehmigten, ersten Teil des Klimaplans fehlt diese Maßnahme nunmehr.
„Die Landesregierung muss auch einen Zahn zulegen, weil viele Gemeinden gerade jetzt mit der Erarbeitung ihrer Strategien für die nächsten zehn bis 15 Jahre begonnen haben“, so Madeleine Rohrer, Direktorin des Dachverbands. Im Bereich Klimaschutz sind die Vorgaben des Landes für die Gemeindeentwicklungsprogramme entscheidend. „Jede Gemeinde muss aufzeigen, wie auch sie bis 2040 klimaneutral werden will“, so Rohrer. Im Entwurf des Klimaplans von 2021 war übrigens noch eine Kürzung der Gemeindefinanzierung um 5 Prozent vorgesehen, falls eine Gemeinde innerhalb 2024 keinen eigenen Klimaplan erarbeitet hat. Dieses Druckmittel fehlt nun in der genehmigten Fassung. Bleibt zu hoffen, dass folgender Satz im genehmigten Klimaplan Gehör findet: „Aufgabe der Politik ist es aber auch, klare Regeln zu definieren und deren Einhaltung im längerfristigen Interesse der Bevölkerung – notfalls auch im Gegensatz zu Partikularinteressen einzelner Gruppen – durchzusetzen“.
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Comunicato stampa della Federazione Ambientalisti Sudtirolesi sul Piano clima Alto Adige - prima parte.
Giunta provinciale, alza il tiro!
La revisione del Piano climatico dell'Alto Adige del 2011 è un parto difficile: annunciata dalla Giunta provinciale nel 2019 e prevista per il 2020, è stata innanzitutto divisa in due parti: la prima delle due parti è stata pubblicata qualche giorno fa e la seconda parte, con le misure vere e proprie, è stata annunciata per giugno 2023, cioè tra l'inizio delle vacanze estive e l'inizio delle elezioni provinciali. La più grande organizzazione ambientalista dell'Alto Adige chiede alla Giunta provinciale di presentare il piano intero e completo entro quest'anno. Più tempo passa, più la protezione del clima diventa costosa e conflittuale.
Per le organizzazioni ambientaliste è un primo successo il fatto che il Presidente provinciale abbia deciso la neutralità climatica dell'Alto Adige entro il 2040 con la prima parte del piano climatico. Ciò significa che tra 18 anni l'Alto Adige non emetterà gas dannosi per il clima più di quanto le aree naturali, le foreste, le paludi e le acque possano assorbire. "La Giunta provinciale ha anche accolto le nostre richieste di includere nel piano climatico anche l'agricoltura, responsabile del 17% delle emissioni, e di non autorizzare nuove estrazioni di torba", afferma Josef Oberhofer, presidente della Federazione. Tuttavia, non è ancora chiaro come l'attuale Giunta provinciale riuscirà a raggiungere la neutralità climatica. "Chiediamo quindi che la seconda parte del piano sul clima o le misure concrete siano presentate quest'anno".
Per la Federazione, c'è un motivo importante per cui la Giunta provinciale deve presentare la seconda parte ovvero le misure politicamente delicate quest'anno: più passa il tempo, più la protezione del clima diventa costosa e conflittuale e più è difficile per i politici attuare le misure urgentemente necessarie. Questo è già successo con il tentativo di introdurre un tetto massimo ai posti letto nel settore turistico, dove alcuni gruppi di interesse si sono preoccupati meno della protezione del clima e più del massimo profitto economico. Ma anche le misure già definite vengono rimandate. Nella bozza del piano (settembre 2021) si affermava ancora che l'installazione di sistemi di riscaldamento a gasolio nei nuovi edifici sarebbe stata vietata a partire da quest'anno. Ora questa misura viene rinviata al 2023, anche se la Giunta provinciale si è posto l'obiettivo di ridurre il "consumo di petrolio e gas per il riscaldamento" del 60% nei prossimi otto anni. In realtà, il governo provinciale voleva anche introdurre un sistema di valutazione entro quest'anno, in modo da poter stimare approssimativamente l'impatto dei progetti e delle leggi relative al clima. Questo approccio manca però nella prima parte approvata del piano climatico.
"La Giunta provinciale deve alzare il tiro, anche perché molti comuni hanno appena iniziato a elaborare la loro strategia per i prossimi dieci o quindici anni", afferma Madeleine Rohrer, direttrice della Federazione. I requisiti previsti dalla Provincia in materia di protezione del clima sono fondamentali per i programmi di sviluppo comunale. "Ogni comune deve dimostrare in che modo diventerà anch'esso neutrale dal punto di vista climatico entro il 2040", afferma Rohrer. Tra l'altro, la bozza del piano per il clima del 2021 prevedeva un taglio del 5% dei finanziamenti provinciali ai comuni se un comune non avesse sviluppato il proprio piano per il clima entro il 2024. Questo strumento di pressione è ora assente nella versione approvata. Rimane solo l’auspicio che si mantenga fede a quanto espresso nel piano climatico appena approvato: “Tuttavia, il compito della politica è anche quello di definire regole chiare e di imporne il rispetto nell'interesse a lungo termine della popolazione, se necessario anche contro gli interessi particolari di singoli gruppi”.