Rückstandsanalysen von 306 Grasproben, die von 2014 bis 2020 auf 88 öffentlichen Flächen in Südtirol, vor allem Spielplätzen, gezogen worden waren, haben Experten der Health and Environment Alliance (HEAL), des Pesticide Action Network (PAN) Europe, von PAN-Germany und der Universität für Bodenkultur in Wien (BOKU) ausgewertet. Die Studie wurde vom Dachverband für Natur- und Umweltschutz mitfinanziert, „Einfluss auf Ergebnisse und Schlussfolgerungen hatten wir aber selbstverständlich keinen“, erklärt Oberhofer.
Die wichtigsten Studienergebnisse
Die Ergebnisse zeigen, dass im Untersuchungszeitraum zwar ein leichter Rückgang der Rückstände festgestellt werden kann, 2020 aber immer noch an fast drei Viertel der beprobten Standorte Rückstände von mindestens einem Pflanzenschutzmittel nachgewiesen wurden. Am häufigsten zeigten sich Rückstände von Mitteln gegen Pilzkrankheiten, vor allem Fluazinam wurde in 74 Prozent der kontaminierten Proben nachgewiesen. Dieses Mittel steht im Verdacht, das ungeborene Kind zu schädigen, und wurde in Tierversuchen mit Krebs in Verbindung gebracht.
Seit 2014 sogar gestiegen ist der Anteil von Rückständen, die die menschliche Fortpflanzung schädigen. Und auch der Prozentsatz der Rückstände mit schädlichen Auswirkungen auf bestimmte Organe ist gestiegen, während der Anteil der Stoffe, die bei Menschen Krebs verursachen können, im Vergleich zu 2014 konstant geblieben ist.
„Maßnahmen greifen zu kurz“
Für Josef Oberhofer, Vorsitzender des Dachverbandes für Natur- und Umweltschutz, zeichnen die Ergebnisse der internationalen Studie ein zwar differenziertes, trotzdem aber besorgniserregendes Bild. „Es ist natürlich positiv, dass die Maßnahmen zur Verminderung der Abdrift von Pflanzenschutzmitteln und die Verbotszonen in unmittelbarer Nähe öffentlicher Plätze Folgen zeitigen“, so Oberhofer. „Nur reichen sie nicht aus.“ Nach wie vor weise ein Großteil der Grasproben Rückstände auf, die für die Gesundheit der Nutzerinnen und Nutzer der Plätze, vor allem der Kinder also, gefährlich sein könnten.
Zudem sei die Gesundheitsgefahr nicht auf die öffentlichen Plätze beschränkt. „Wenn die Rückstände auf Spielplätzen nachgewiesen werden, ist anzunehmen, dass sie in den Gärten und Gemüsebeeten der Anwohnerinnen und Anwohner gleich hoch sind“, erklärt die Geschäftsführerin des Dachverbandes Madeleine Rohrer. Und das heißt: Die Werte für Gemüse und Salat aus dem eigenen Garten wären höher als die geltenden Grenzwerte. „Der eigene Salat dürfte also nicht verkauft werden, weil er als gesundheitsgefährdend eingestuft würde“, so Rohrer.
Monitoring und besserer Schutz
Angesichts der Ergebnisse der Studie wiederholt der Dachverband für Natur- und Umweltschutz seine bereits mehrfach vorgebrachten Forderungen in Zusammenhang mit dem Schutz vor Pflanzenschutzmitteln. „Zuallererst braucht es ein strukturiertes Monitoring und transparente Daten“, so die Geschäftsführerin der größten Umweltorganisation im Land. So hätten die Autoren der internationalen Studie beim Land die neuesten Daten zum Jahr 2021 (2022 wurden keine Rückstandsanalysen durchgeführt) angefragt. „Das war schon im letzten Jahr, bekommen haben sie bis dato nichts“, so Rohrer. „Eine solche Geheimniskrämerei schafft nicht gerade Vertrauen.“
Die zweite Forderung ist, die Maßnahmen zum Schutz vor Pflanzenschutzmitteln zu überprüfen und nachzubessern. „Den Bedarf dafür führt uns die Studie klar vor Augen“, so die Geschäftsführerin des Dachverbandes. „Und die Schlussfolgerungen, die die Experten in der Studie ziehen, zeigen zudem klar, wo der Hebel anzusetzen wäre.“
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Comunicato stampa della Federazione Ambientalisti Sudtirolesi
Lo studio sui residui di pesticidi in agricoltura lo dimostra:
Le misure di riduzione sono benvenute, ma non sono sufficienti
Secondo uno studio internazionale, l'erba dei parchi giochi in Alto Adige è ancora contaminata da residui di pesticidi. "I risultati indicano che le misure per ridurre la deriva dei pesticidi sono benvenute, ma non sono sufficienti", afferma il presidente della Federazione Ambientalisti Sudtirolesi Josef Oberhofer.
Le analisi dei residui di 306 campioni di erba prelevati dal 2014 al 2020 su 88 aree pubbliche dell'Alto Adige, principalmente parchi giochi, sono state valutate da esperti dell'Health and Environment Alliance (HEAL), del Pesticide Action Network (PAN) Europe, del PAN Germany e dell'Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita Applicate di Vienna (BOKU). Lo studio è stato cofinanziato dalla Federazione Ambientalisti Sudtirolesi, "ma naturalmente non abbiamo avuto alcuna influenza sui risultati e sulle conclusioni", spiega Oberhofer.
I risultati più importanti dello studio
I risultati mostrano che, sebbene si possa osservare una leggera diminuzione dei residui, durante il periodo di studio, nel 2020, sono stati ancora rilevati residui di almeno un prodotto fitosanitario in quasi tre quarti dei siti campionati. Il più delle volte sono stati trovati residui di agenti contro le malattie fungine; in particolare, il fluazinam è stato rilevato nel 74% dei campioni contaminati. Questo agente è sospettato di nuocere al nascituro e negli esperimenti sugli animali è stato messo in correlazione col cancro.
Dal 2014, la percentuale di residui che danneggiano la riproduzione umana è addirittura aumentata. Come é aumentata la percentuale di residui con effetti nocivi su alcuni organi, mentre la percentuale di sostanze che possono causare il cancro nell'uomo è rimasta costante.
"Le misure sono insufficienti"
Per Josef Oberhofer, presidente della Federazione, i risultati dello studio internazionale dipingono un quadro differenziato, ma preoccupante. "È ovviamente positivo che le misure per ridurre la deriva dei pesticidi e le zone di divieto nelle immediate vicinanze dei luoghi pubblici stiano avendo un impatto", afferma Oberhofer. "Ma tali misure non sono sufficienti". Gran parte dei campioni di erba presentava ancora residui che potevano essere pericolosi per la salute degli utenti dei parchi giochi, soprattutto dei bambini.
Inoltre, il rischio per la salute non è limitato ai luoghi pubblici. "Se i residui vengono rilevati nei parchi giochi, si può presumere che siano altrettanto elevati nei giardini e negli orti dei residenti", spiega Madeleine Rohrer, direttrice della Federazione. E questo significa che i valori dei residui nelle verdure del proprio orto sarebbero superiori ai limiti stabiliti. "Così la lattuga del proprio orto non potrebbe essere venduta perché classificata come pericolosa per la salute", spiega Rohrer.
Monitoraggio e migliore protezione
Alla luce dei risultati dello studio, la Federazione Ambientalisti Sudtirolesi ribadisce le richieste già più volte avanzate in relazione alla protezione dai prodotti fitosanitari. "Prima di tutto, abbiamo bisogno di un monitoraggio strutturato e di dati trasparenti", afferma la direttrice della più grande organizzazione ambientalista della provincia. Ad esempio, gli autori dello studio internazionale hanno chiesto alla Provincia i dati più recenti relativi al 2021 (nel 2022 non sono state effettuate analisi dei residui). "E come già lo scorso anno, finora non hanno ricevuto nulla", ha dichiarato Rohrer. "Una tale segretezza non genera esattamente fiducia".
La seconda richiesta è quella di rivedere e migliorare le misure di protezione dai pesticidi. "Questa necessità è chiaramente dimostrata dallo studio", afferma la direttrice della Federazione. "E le conclusioni tratte dagli esperti nello studio indicano chiaramente dove intervenire".